La penna del futuro che non c’è
Lo scorso mese di Settembre ho tenuto una lezione sulla storia e sulla tecnica della stilografica presso il Laboratorio di rappresentazione II, Facoltà di Ingegneria dell’ Università degli studi di Brescia. Il seminario, ha permesso agli studenti di acquisire una conoscenza diretta dei diversi oggetti di scrittura, che si sono succeduti nel tempo. Successivamente è stato loro proposto di disegnare una nuova penna stilografica rappresentativa della stessa Facoltà, ma non solo.
In un secondo tempo, con il docente, professor Sereno Innocenti, ho valutato i disegni eseguiti, alcuni dei quali davvero interessanti, presentavano una stilografica riconoscibile, dotata d’intrinseche qualità e di una marcata personalizzazione, a testimoniare il ruolo distintivo della Facoltà, ma non del tutto soddisfacenti per le mie aspettative.
Chissà perché? mi ero messo in testa che la freschezza di questi studenti, provetti designers, non ancora contaminata da influenze estetiche del passato e slegata da logiche produttive e di mercato, potesse produrre il disegno di una penna “del futuro”. Ho riflettuto su questo e la risposta che mi sono dato è che, probabilmente, la penna stilografica del futuro non esiste! In effetti, la stilografica è uno strumento antico e il gesto stesso dello scrivere è un movimento che l’uso della tastiera di un computer tende a far dimenticare, perché coinvolge zone cerebrali completamente diverse.
Apprendiamo dal saggio “Proust e il calamaro. Storia e scienza del cervello che legge” di Maryanne Wolf, che la lettura non è un’attitudine naturale dell’uomo, ma una sua invenzione, forse la più geniale, che risale a 6000 anni fa in Mesopotamia, con la scrittura cuneiforme dei Sumeri.
Per imparare a leggere, il cervello umano, deve creare sofisticati collegamenti tra strutture e circuiti neuronali in origine preposti ad altri più basilari processi, come la vista e la lingua parlata. Oggi, con l’avvento della cultura digitale e il suo privilegiare l’immagine rispetto alla scrittura, ci troviamo, come 6000 anni fa, nel mezzo di una transizione di portata epocale, un cambiamento che sta riorganizzando, secondo nuovi parametri, il cervello delle nuove generazioni: i nativi digitali…
Così come il passaggio dalla scrittura cuneiforme all’alfabeto è stato determinato dall’evoluzione dell’uomo e delle sue attività sensoriali, avremo in un futuro lontano una diversa scrittura sviluppata da nuovi e più evoluti strumenti ?
Giro a voi il quesito…
Quello che è certo è che la penna stilografica non potrà mai tradire la sua essenza di strumento di scrittura che sa emozionare, trasmettendo sulla carta le sensazioni, il modo di essere e l’unicità di chi la usa. Forse per questo, dare vita a una stilografica del futuro è di per sè un paradosso. Di contro, continuerò ad amare questo strumento finchè saprà affrancarsi “dal logorio della vita moderna” (noto claim degli anni settanta) lasciando ad altri strumenti di scrittura, il compito di scrivere e progettare il futuro.
Maurizio Abrami